Dialdana Vespera da Capo D'Alba
Cominciò a comparire di tanto in tanto ai raduni delle corti dal
carminio del 1261. Dice di sé d'essere l'armatrice di una piccola flotta di navi mercantili equipaggiate anche per il combattimento, con fama d'aver più volte respinto assalti di pirati, e di essere una benestante avventuriera perennemente in cerca di divertimento. Nella
Terza Guerra dei Tre Re si è schierata con il proprio principato d'origine, portando le sue navi a ingrossare le fila della flotta coronense, oggi in dote al nuovo regno.
Corona del Re
Donna del Mare
Non documentata.
Plebea, suddito dei
Vignalba.
Dicono di lei
Il suo passato è ancora un enigma, anche se non molto di più si sa del suo presente. Al bando reale del carminio 1261 fu rapita da
Diomede il Fortunato (chi dice pirata, chi navigatore) il quale, interrogato sul motivo, mi disse di puntare a conquistarne il cuore. In molti si preoccuparono della sorte della donna, salvo poi ritrovarla sana e salva a un raduno pochi mesi dopo: alla mia curiosità lei rispose semplicemente che il "Fortunato" non aveva alcuna speranza di aver ragione del suo carattere indomito e l'avrebbe dunque semplicemente lasciata andare. Di certo, in sua compagnia è difficile annoiarsi, dacché sembra il suo unico interesse sia godersi la vita e va sempre cercando allegri convivi e nuove diversioni.
[1]
- ^ Sostiene Aldrico da Bosco Alto, artefice valniano.